ore dopo ore a limare il tempo ad affinare una parolaper un vocabolario inespressocolmo di vocidette a metào taciute del tuttosi finisce col filareuna certa filosofiadare coerenza all'intimo respiroa rifinire il verboe come un miniaturista dipanare sotto un occhio attentoun'utopistica mappapurtuttaviadando contenuto, forma e costanzaa un splendido quadro d'insieme
Jack Hirschman Photo bt Santiago Montrés Sassari 2011
Un saluto a tutti gli amici del Il Circolo delle Pagine Perdute.
Ieri sera mentre sfogliavo alcune pagine e gruppi di Facebook, sul gruppo “Amici di ‘Casa della Poesia’”, Sergio Iaguli ha dato la triste notizia della scomparsa di un grande scrittore e poeta.
Ieri sera, 22 agosto infatti, è venuto a mancare Jack Hirschman. Ho detto grande poeta ma con semplicità, senza troppa enfasi, perché la sua grandezza andava ben oltre la fama della sua poesia. Ho avuto modo di conoscerlo personalmente in due occasioni diverse. Oggi voglio raccontarvi del mio incontro con Jack Hirschman.
Era l’ottobre del 2011 e a Sassari (città dove vivo) si stava svolgendo un importante felstival di poesia, un’esperienza di tre giorni in cui la città si riempie di artisti con letture di poesie per le strade del centro, incontri con poeti e scrittori nelle librerie e spettacoli.
Gli ospiti presenti erano tanti, tra i partecipati al concorso di poesia, più alcuni poeti ospiti come parte attiva del festival con le presentazioni dei loro libri. Tra gli ospiti, oltre ad Alex Pausides, Paul Polanski, Gabriel Impaglione, Giovanna Mulas, c’era anche Jack Hirschman.
Ero elettrizzato ad incontrarlo, perché fino ad ora gli autori di questo calibro li avevo conosciuto solo a scuola. Fino ad allora di lui sapevo che era stato il professore di Jim Morrison, e che nel 1966 fu licenziato dall’università perché promotore di una serie di proteste e manifestazioni contro la guerra in Vietnam, attività definita “contro lo Stato”. Una di queste fu l’attribuire la “A”, ossia il massimo dei voti, a tutti gli studenti destinati all’arruolamento per aiutarli a sfuggire alla guerra. Avevo desiderato conoscerlo da quando, sempre nel 2011 partecipai ad un seminario poetico di Alberto Masala, poeta sardo conosciuto in tutto il mondo e grande amico di Jack Hirschman. Alberto durante il suo seminario raccontava aneddoti sui poeti della beat generation come ad esempio Gregory Corso (1930-2001), o dei pantaloni che indossava in quel momento regalati da Jack perché di una taglia più grande della sua, dimostrando il grande cuore del poeta americano.
Incontrai Jack una sera mentre ero seduto con alcuni amici in un bar, i miei amici erano amici del poeta Alberto Masala, ricordo che si sedette al nostro tavolo era accompagnato da uno degli organizzatori del festival, il bar era pieno così gli proponemmo di sedersi al nostro tavolo.
Prese un aperitivo, una mia amica si avvicinò a Jack e gli disse che anche io ero un poeta, non so se diventai rosso ma ricordo che le mie orecchie si infuocarono. Jack di rimando mi guardò e mi sorrise, la mia amica gli accennò anche alle mie origini cilene. Il poeta a questo punto sbarrò gli occhi stupito e si avvicinò a me mentre io mi sentivo sempre più piccolo, come un bambino colto in fragrante.
Avvicinandosi mi chiese se conoscevo l’inglese, confermai affermando di aver fatto il cameriere per un po’ di tempo in Inghilterra. Inizia il suo racconto dicendomi che aveva conosciuto Pablo Neruda, poeta cileno che io considero come il mio padre poetico, di quel racconto forse ricordo il 40% perché avevo difficoltà ad ascoltarlo, il bar era pieno e molto chiassoso. La sera andammo a mangiare in un ristorante, a fine della cena si mise a giocare con una signora seduta vicino a lui, prese la tovaglia di carta e con una penna cominciò a spiegare come si giocava a dadi, i miei occhi si riempirono per non perdere quel momento così genuino del poeta.
Santiago Montrés con Jack Hirschman (2011) Sassari 2011
Il giorno dopo, ai giardini pubblici era stato organizzato una lettura di poesie dei vari autori invitati al Festival, io mi aggiravo tra i poeti e amici armato della mia macchina fotografica, scattai molte foto, e due in particolare a Jack, le visualizzai nello schermo della macchina e mi piacquero molto tanto che appena finita la lettura mi avvicinai al poeta e gliele mostrai. Piacquero anche a lui, ne era entusiasta tanto che mi diede la sua mail chiedendomi di inviargliele perché voleva utilizzarle per la copertina di un suo libro. Mi feci fare una foto ricordo insieme a lui. La sera ci fu la presentazione di un suo libro, Volevo che voi sapeste (2005), lo acquistai poi feci la fila per farmelo autografare, gli porsi il libro e con un sorriso sincero prese il libro e scrisse: “per Santiago, compagno sempre, Jack Hirschman”. “Compagno” mi considerava un comunista, o forse compagno considerato il fatto che mi considerava come un collega un “compagno poeta” poi un giorno lessi una frase di Jack disse: “Il mio compito è spiegarvi, farvi capire, che siete già comunisti.” Compresi che quel “compagno” si riferiva all’azione sovversiva che ha la poesia, la potenza di scuotere gli animi e di combattere laddove c’era un sopruso o un abuso di potere.
Jack Hirschman Photo by Santiago Sassari 2011
Questo è l’insegnamento che mi ha lasciato Jack con una sola parola “compagno” e di questo lo ringrazio con tutto il mio cuore.
Ciao grande poeta, ti ho incontrato in due occasioni, e ogni volta è stato come abbracciare un genitore, un fratello, un amico che non vedi da molto tempo. Grazie per la tua semplicità le risate e per l’aneddoto che mi hai raccontato su Neruda, mio padre poetico infine, per la tua poesia.
Che la terra ti sia lieve.
Adios Compañero!!!
Santiago Montrés
[…]
Io sono la creatura che corre lungo le strade
gridando il tuo nome contro lo schermo,
sono il sonno del suicida
e la cataratta di capelli immemorabili,
sono l’attacco di libertà ai duri di cuore
e di poesia ai duri d’orecchio.
[…]
Jack Hirschman, Mother (1984), Volevo che voi sapeste (2005)
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